Le antiche miniere della Valle d'Aosta

Il complesso sottosuolo della Valle d'Aosta è ricco di minerali, sfruttati dall'uomo sin dall'antichità.

Per molti secoli gli uomini hanno sfruttato i giacimenti minerari della Valle d’Aosta, con miniere di ferro, rame, oro, argento, manganese, carbone, che hanno costituito per secoli una risorsa fondamentale per l’economia della regione. Di grande importanza anche le cave di pietra ollare, di macine e oggi di marmi e altre pietre da costruzione.

Oggi alcune di queste miniere sono visitabili internamente lungo itinerari attrezzati mentre altre, pur non visitabili, costituiscono comunque delle destinazioni originali, inserite in ambienti di grande fascino, interessanti sia per l’archeologia industriale sia per gli aspetti geologici, naturalistici e paesaggistici.

Il Grand Fourneau, antico altoforno per la fusione del ferro a Valmeriana

Già Strabone, geografo latino, narrava dello sfruttamento delle risorse minerarie della Valle d’Aosta da parte dei Salassi, gli antichi abitanti della regione. “Il paese dei Salassi ha pure delle miniere, di cui un tempo, quando ancora erano potenti, i Salassi erano padroni, cosi come erano padroni dei valichi alpini. Nella produzione mineraria era loro di grande aiuto il fiume Duria per il lavaggio dell’oro; perciò in molti punti, dividendo l’acqua in canaletti, svuotavano la corrente principale. Questo serviva loro per la produzione dell’oro, ma danneggiava gli agricoltori che coltivano le pianure sottostanti, privati dell’acqua di irrigazione. [  ] Per questo motivo vi erano continui conflitti tra le due popolazioni.”

Tracce di coltivazioni minerarie protostoriche sono state trovate in diverse località della regione. A Misérègne, in comune di Fénis, abbiamo depositi di scorie di lavorazione di pirite associata a calcopirite, datate col radiocarbonio e risalenti al IV – I sec. a.C. (Toffolo, 2013). Allo stato attuale delle conoscenze, le più antiche miniere della Valle d’Aosta sembrano essere state le miniere di rame di Saint-Marcel, di cui abbiamo sicure testimonianze di sfruttamento in epoca romana e che paiono precedute da attività più remote.

Dai filoni di Servette si estraeva calcopirite, utilizzata per la produzione di rame, fusa con carbone di legna nella vicina fornace di Trèves a fianco della quale sono visibili imponenti depositi di scorie, datate IX-X secolo d.C. Nel XX secolo, principalmente dal filone di Chuc, venne invece estratta la pirite, trasportata fino a valle con teleferiche, utilizzata per la produzione di acido solforico e fertilizzanti.

Antica miniera di calcopirite a Servette

Le miniere di Servette sono state oggetto negli anni scorsi di un importante intervento di recupero che ne permette oggi la visita in sicurezza. I resti delle antiche strutture, benché degradate, sono molto suggestive. Si osservano numerosi elementi di archeologia industriale: gallerie, forni, depositi di scorie, teleferiche, carrelli, polveriere, baracche dei minatori. La miniera si raggiunge con una piacevole passeggiata da Les Druges ed è ubicata in una zona molto aerea e panoramica. Un interessante Centro di documentazione sulle miniere è ospitato nel municipio del comune.

Teleferica e vagoncini alla miniera di rame di Saint-Marcel

Nei dintorni della miniera, e persino nelle stesse gallerie di estrazione della calcopirite, vi sono i segni evidenti dell’estrazione di macine da mulino. La roccia, un cloritoscisto granatifero, con durissimi granati immersi in una matrice tenera, era adatta alla realizzazione di macine, anche di piccole dimensioni e azionabili manualmente, che venivano esportate in Pianura Padana, fino all’Adriatico!

Donato Arcaro alla cava di macine di Fontiòòon, Saint-Marcel

Più a monte delle miniere di rame, nel selvaggio vallone di Saint-Marcel, il cui territorio è una riserva di caccia privata, si trova la piccola miniera di manganese di Praborna, nota fra i collezionisti di minerali per la presenza del raro Violano.

Un curioso fenomeno geologico legato alle miniere è quello delle cosiddette Acque verdi (“eve verda” in patois), un ruscello a valle della miniera di Chuc dal caratteristico color turchese. Questa colorazione è conferita dalla Woodwardite, un minerale che si deposita sui sassi sul fondo del piccolo rivo che fuoriesce da una galleria della miniera. Contattate le guide della Valle d’Aosta per un’escursione alle acque verdi, alle installazioni della miniera e alle cave di macine.

Le acque verdi alle miniere Saint-Marcel

I primi documenti che attestano la presenza di attività estrattive nella valle di Cogne risalgono al Medioevo (1150 e 1421) e sono riferiti a miniere di argento nella Valleille.

Piccole miniere di ferro erano presenti in tutta la regione ma la più importante è stata sicuramente quella di magnetite di Cogne. Il filone affiorava in località Liconi, a 2.500 m di quota e veniva trasportato a valle con slitte, lungo rampe a zig-zag. Lo sfruttamento minerario a Cogne e in tutta la Valle d’Aosta prese slancio nel ‘600-‘700 per l’accresciuta necessità di metalli per gli armamenti da parte dei Savoia. A Cogne, antico feudo vescovile, dal 1640 iniziò una causa fra il vescovo di Aosta e la comunità locale per il diritto di sfruttamento dei giacimenti di magnetite. Nella prima metà dell’Ottocento fu determinante l’azione del medico César Emmanuel Grappein, per diversi anni sindaco del paese, che fece realizzare una strada efficiente per il trasporto del materiale e organizzò lo sfruttamento del filone esclusivamente da parte della popolazione locale, con una suddivisione dei proventi improntato a principi egualitari. Nel 1907 nacque la Società anonima Miniere di Cogne che avviò delle ricerche geologiche e realizzò le teleferiche per il trasporto a valle del minerale. Nel 1917 la società venne acquistata dall’Ansaldo che realizzò una galleria per il trasporto della magnetite su rotaia fino a monte di Aosta. Nei primi anni trenta la Cogne diventò una “azienda speciale” dello Stato fascista e ottenne importanti commesse per la fornitura di materiale bellico. L’azienda, che integrava la miniera di Cogne, quella di antracite di La Thuile e l’acciaieria di Aosta, arrivò ad avere circa 10.000 addetti alla fine della guerra.

Colonna miniera cogne

I minatori erano alloggiati in una grande struttura in cemento realizzata a Colonna, a 2.400 m di quota, dove c’era anche una cappella, il barbiere e un cinema. Dagli anni ’50 la Società Cogne perdette competitività e fette di mercato. Nel 1959 vennero abbandonate le gallerie superiori di Colonna e Liconi e l’ingresso fu spostato 400 m più in basso, a Costa del Pino. I minatori furono alloggiati in un nuovo villaggio, realizzato nei pressi del paese. Nel 1966 venne abbandonata la miniera di carbone di La Thuile e nel 1979 fu infine chiusa anche la miniera di Cogne. L’acciaieria di Aosta (Cogne Acciai Speciali) continua la sua attività e rimane la fabbrica più importante della regione. Oggi lavora rottame di ferro e acciaio.

Approfondimenti geologici nel blog Andar per sassi di Francesco Prinetti.

Le miniere di ferro di Cogne

La miniera è oggi accessibile con visite guidate. Per esplorare la zona, un itinerario possibile parte da Gimillian, tocca le gallerie di Larsinaz, abbandonate nel 1948, e prosegue fino a Colonna e alle gallerie originarie di Liconi. Il percorso è piuttosto impegnativo, quasi 800 m di dislivello, ma permette di esplorare zone poco frequentate, panoramiche e ricche di flora, anche rara.

Nella Valpelline, tra i comuni di Valpelline e Ollomont ci sono i resti di numerose miniere di rame, coltivate fino a metà del secolo scorso. La necessità di carbone da legna, prodotta in loco in apposite carbonaie, causò il disboscamento di vaste foreste.

Oggi le gallerie di Frissonière sono divenute il principale magazzino di stagionatura della Cooperativa produttori di Fontina e conservano fino a 60.000 forme del nostro prezioso formaggio DOP. Le forme di fontina devono infatti stagionare almeno 80 giorni in ambienti freddi e umidi. Le antiche gallerie offrono entrambe queste caratteristiche senza richiedere il consumo di energia elettrica. Una visita a questi magazzini è di grande impatto visivo. Venite con noi a visitare questi preziosi e impressionanti depositi sotterranei, scoprirete come e dove nasce il nostro prodotto tipico più noto, la conduzione degli alpeggi e le sue caratteristiche. E’ possibile anche compiere un bel giro ad anello di mezza giornata che unisce le miniere, i ruderi dello stabilimento di fusione, antiche e moderne centrali idroelettriche, attraversando ambienti naturali differenti.

Gallerie di stagionatura delle fontine nelle miniere di rame di Ollomont Valpelline

A La Thuile vi era una miniera di antracite che alimentava l’acciaieria di Aosta. Il minerale veniva trasportato in teleferica fino a Morgex e da lì fino ad Aosta con una ferrovia a trazione elettrica. Ciò permetteva in epoca fascista una produzione totalmente autarchica con la magnetite di Cogne, il carbone di La Thuile e l’energia idroelettrica prodotta da diverse centrali di proprietà della Società nazionale Cogne. La miniera venne chiusa nel 1966. Sono tuttora ben visibili diverse testimonianze di archeologia industriale. I cunicoli non sono visitabili internamente ma sono stati realizzati e segnalati piacevoli itinerari nei boschi, alla scoperta delle miniere. Alcuni percorsi sono brevi passeggiate di mezz’ora mentre altri richiedono mezza giornata. Lungo questi itinerari si vedono le rotaie delle decauville, gli ingressi delle gallerie, gli alloggi dei minatori e altre strutture. C’è anche un piccolo Museo delle Miniere presso la Biblioteca comunale. Mappa dei sentieri delle miniere di La Thuile.

In Val d’Ayas vi erano importanti miniere d’oro. Le miniere di Béchaz, sulla destra orografica, in comune di Challant-Saint-Anselme, utilizzavano la pirite aurifera associata a filoni di quarzo con una giacitura quasi verticale, coltivata a tratti con vere e proprie trincee a cielo aperto. Sono documentate dal XVIII secolo. Un bel percorso ad anello, comodo e panoramico, in mezzo ai boschi, permette di osservare l’imbocco di gallerie (alcune sono aperte ma è pericoloso inoltrarsi), di altri scavi e di varie strutture di servizio. Contattate una guida escursionistica per esplorare questo sito molto suggestivo.

Miniera d'oro di Chamousira, Brusson

Sulla sinistra orografica della Val d’Ayas si apre invece la miniera d’oro di Chamousira. E’ una miniera attrezzata per visite guidate in sicurezza. La miniera di Chamousira, entrata in attività solo nel 1899, fu all’inizio del ‘900 la miniera d’oro più produttiva al mondo! Sfruttava il filone aurifero di Fenilliaz ed era articolata su sette livelli con uno sviluppo interno di oltre 1.500 m. Il minerale estratto veniva trasportato attraverso gallerie, discenderie e una teleferica fino alla laveria di Ponteille. La miniera si raggiunge con una facile passeggiata di 20’. Per la visita è necessario prenotarsi. Dal 2022 è aperta anche una seconda galleria a livello sei, al di sopra della precedente. Bisogna calzare scarpe chiuse con suola scolpita e indossare una giacca a vento perché all’interno ci sono correnti d’aria gelida anche in estate. In paese c’è un centro informativo sulla miniera con interessanti foto d’epoca.

Proviene verosimilmente dalla Val d’Ayas l’oro depositato sulla Serra di Ivrea e sfruttata in epoca romana, nel II e I secolo a.C., con l’importante miniera della Bessa. Gli enormi ghiacciai che hanno scavato la valle hanno trasportato l’oro delle sue montagne fino alla gigantesca morena di Ivrea.

Nel comune di Champdepraz, all’interno del Parco regionale del Mon Avic, vi sono diverse miniere, alcune delle quali poste a quote elevate, come quella di magnetite al Lac Gelé, a 2.600 m, sfruttata nel ‘600 – ‘700. Il minerale estratto veniva trasportato con slitte fino all’altoforno della Servaz, a 1.550 m, lungo una pista lastricata ancora oggi parzialmente percorribile.

Poco fuori dal Parco vi è l’importante sito minerario di Hérin, a 1600-1700 m s.l.m., che rappresenta una notevole testimonianza di archeologia industriale. La documentazione sulla coltivazione di questo deposito di pirite e calcopirite risale all’inizio del ‘700, benché non sia escluso che esso fosse noto già in epoca romana, o addirittura preromana (Virgilio 1879). Durante gli oltre due secoli di sfruttamento, il giacimento di Hérin ha rivestito un ruolo rilevante nella produzione regionale di rame e di pirite, fino alla chiusura degli impianti nel 1957. L’esercizio venne più volte interrotto e ripreso, sulla base delle fluttuazioni del mercato, delle variazioni di produttività della miniera stessa, di alterne fortune finanziarie dei concessionari e di lunghe contese legali. Nel 1948 le riserve considerate certe erano di 29.000t e furono stimate 50.000t di riserve “probabili”, al 2,5% di rame. Le strutture minerarie dismesse si inseriscono nel panorama offrendo scorci affascinanti; le gallerie rendono disponibili all’osservazione e allo studio ampie sezioni geologiche; il drenaggio acido dell’acqua provoca la precipitazione di incrostazioni metallifere spettacolari negli ambienti sotterranei e i fenomeni ad esso correlati sono oggetto di interesse geo-ambientale (Fantone, Grieco, Strini). Il sito si raggiunge con una passeggiata di circa un’ora da Barbustel, villaggio all’imbocco del Parco del Mont Avic.

teleferica miniera di rame Herin

L’inviato sabaudo Nicolis de Robilant descrisse nel 1787 una miniera di galena argentifera in comune di Courmayeur, detta Labyrinthe o Borne de la Fée, che riteneva, per le modalità di coltivazione, essere stata scavata col fuoco in epoca romana. Il sito minerario, chiamato oggi Trou des romains, si trova in Val Sapin, a monte della frazione Villair. L’esplorazione delle gallerie è difficoltoso e riservato a speleologi esperti. Un’escursione in Val Sapin fino agli ingressi degli antichissimi cunicoli è invece sicura e piacevole. Volendo si può continuare verso il Mont de la Saxe e concedersi una golosa tappa al Rifugio Bertone.

Trou des romains, miniera di piombo e argento, Courmayeur

La miniera più alta della regione fu quella di galena argentifera di Tête Carrée, posta a 3.400 metri di quota nell’alto bacino del ghiacciaio del Miage. La vena d’argento fu oggetto di uno sfortunato tentativo di sfruttamento nel 1925 da parte di Jean Hurzeler che, insieme a Louis Bareux, costruì nei pressi dell’imbocco dell’antica miniera una capanna in legno. Lo sfruttamento del giacimento si rivelò ben presto impresa pericolosa e infruttuosa, e fu infine abbandonato. Su questa vera e propria epopea è stata realizzata una docu-fiction da Pietro Giglio e Pietro Taldo.

A Saint-Barthélemy, oltre a piccole miniere di ferro, vi era una miniera di manganese, minerale che veniva esportato anche a Venezia dove era utilizzato nella lavorazione del vetro. Lungo la strada regionale, in località Fabriques, direttamente a valle delle gallerie, si riconoscono alcune delle antiche strutture di lavorazione del minerale.

Altre miniere, dalle alterne fortune, si trovavano un po’ ovunque: a Champorcher, Valtournenche, Ussel, Verrayes, Valgrisenche, ecc. Lo sviluppo della metallurgia conobbe un forte impulso alla fine del XVII secolo con l’arrivo del bergamasco Carlo Mutta, originario della Val Brembana. La sua famiglia, così come i fonditori Gervasone, avviarono lo sfruttamento di miniere in molte località della regione introducendo tecniche più efficienti.

Negli ultimi anni, in particolare per le ricerche dell’archeologo Mauro Cortelazzo, emerge la grande importanza che ebbe in passato, per l’economia valdostana, l’estrazione e la lavorazione della pietra ollare, termine con cui si definiscono rocce tenere, adatte ad essere lavorate anche al tornio, in particolare per la produzione di pentole (olle) e stufe, data la loro scarsa conducibilità al calore.

La pietra ollare viene ancora impiegata da alcuni artigiani valdostani per la realizzazione di oggetti per la cucina, sculture a tutto tondo e per intagli, talvolta utilizzati come inserti in opere lignee. Sculture in pietra ollare, proveniente da Champorcher, sono visibili nel sagrato del santuario di Machaby, parrocchia di Arnad.

croce in pietra ollare a Machaby

A Valmeriana, località a 1.800 m in comune di Pontey, vi erano importanti cave per l’estrazione di macine da mulino. Venivano sfruttate, come a Saint-Marcel, rocce affioranti di cloritoscisto granatifero. La Valmeriana è un luogo oltremodo suggestivo perché si riconoscono sulle pareti rocciose le sagome delle macine cavate, talvolta si osservano macine abbozzate ma poi lasciate in situ probabilmente a causa di difetti della roccia. Anche nei dintorni dei numerosi punti di cava si incontrano frammenti di macine spezzate, simili a ruote, sparse nel bosco e parzialmente ricoperte da licheni e altra vegetazione.

Frammenti di macine a Valmeriana

Nei punti in cui la roccia era migliore, l’estrazione protrattasi per secoli ha portato alla creazione di vere e proprie caverne. L’ampia area di cava della Valmeriana è stata attrezzata per la visita con un sentiero – il Tour delle macine – che tocca i siti di estrazione più interessanti e descritta da pannelli con testi però privi di fondamento scientifico. Il percorso nel ripido bosco ha alti scalini in legno ed è piuttosto impegnativo. Ingaggiate una guida escursionistica per esplorare questo luogo originale, di grande interesse storico, che vi emozionerà per le sue forme fantastiche.

macine valmeriana

Nel vallone a monte di Valmeriana c’era una miniera di ferro, il minerale veniva fuso in loco nel “grand fourneau”, un altoforno alla bergamasca oggi nascosto nel bosco poco più a valle delle cave di macine.

Dopo la chiusura della miniera di Cogne, nel 1979, rimangono in attività in Valle d’Aosta soltanto della cave di marmo e altre pietre da costruzione come la pregiata “pietra di Cogne”. Molto rinomato è il marmo “Verde Alpi”, un’oficalcite che fornisce un bel marmo verde venato di bianco. Questo marmo è stato impiegato anche anche al Palazzo di vetro dell’ONU a New York, riconoscibile proprio dietro la postazione dello speaker.

marmo verde ONU

Per saperne di più sulle miniere della Valle d’Aosta, contattate una guida locale, andremo insieme alla scoperta di questi luoghi carichi di fascino, in cui si respira la storia, con i ruderi delle antiche strutture spesso inseriti in ambienti naturali grandiosi. Abbiamo itinerari adatti a tutti, da quelli più facili a quelli più impegnativi.

Le antiche miniere della Valle d’Aosta

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