Il vallone di San Grato

Sopra Issime, nella Valle di Gressoney, si apre uno splendido vallone sospeso che è uno scrigno di storia e natura

Sulla destra orografica della Valle di Gressoney, in comune di Issime, si estende il selvaggio vallone di San Grato che conserva tesori naturalistici ed etnografici. E’ questa una meta ideale per immergersi nella natura incontaminata ma anche per osservare l’azione secolare dell’uomo per colonizzare l’alta montagna, utilizzando i prodotti agricoli che, con ingegno e fatica, riusciva a coltivare e raccogliere a queste quote.

Vallone di San Grato, Issime

Le torbiere, archivi naturali

Verso la testata della valle sono state carotate e studiate due torbiere che hanno permesso di ricostruire la vegetazione degli ultimi 10.000 anni, con presenza, oltre 6.000 anni orsono, di pollini di cereali e di canapa che ci hanno permesso di retrodatare l’insediamento umano nella valle di Gressoney. Gli stessi studi sui pollini mostrano periodi alterni di popolamento e di abbandono, dovuti a fattori climatici e alle periodiche epidemie. [Elisabetta Brugiapaglia, Rivista Augusta, 2016]

Itinerario

Dal capoluogo di Issime si risale in auto una tortuosa e ripida strada asfaltata fino all’inizio della strada poderale sterrata. L’accesso in auto della poderale è riservato ai possessori dei fondi. Si prosegue dunque a piedi seguendo il sentiero n.1. Fino alla cappella di San Grato il tracciato risale piuttosto ripido per superare l’iniziale soglia glaciale, da lì in poi il vallone prosegue più in piano fra radure, piccoli terramenti segno di antiche coltivazioni, boschi di larice, abete rosso e pino cembro.

Ciò che colpisce è l’assenza di villaggi mentre si osservano numerose abitazioni sparse, organizzate secondo un preciso concetto di lottizzazione verticale, caratteristico degli insediamenti Walser. Le architetture, costituite da stadel, granai e alpeggi, sono di grande qualità e interesse.

Due strade parallele percorrono il vallone. La principale attraversa le antiche coltivazioni ed è in alcuni tratti cinta di lastroni che impedivano agli animali di brucare i coltivi. Un’altra strada corre invece più in alto ed era il percorso seguito per le transumanze.

Mulino di Stubbi

Negli anni scorsi, ad opera dell’archeologo Mauro Cortelazzo, sono stati restaurati e studiati due antichi mulini. Il mulino di Stubbi, poco discosto dal sentiero principale, a 1800 m di altitudine, risale al 1420, aveva due macine ed era alimentato da un piccolo corso d’acqua amplificato da un piccolo bacino artificiale.

Mulino di Stubbi

Forno di Stubbi

Poco a monte del mulino, a quasi 1900 m di quota, sempre a fianco della mulattiera, c’è un antico forno, coevo del vicino mulino.

Il sentiero prosegue fino al Col Dondeuil e conduce a Challant-Saint-Victor nella Valle di Ayas. Più in alto, racchiusi fra circhi glaciali, ci sono alcuni laghi e diverse torbiere.

Numerose le specie floristiche che si possono incontrare, tra cui il raro Dianthus superbus, un bel garofanino dai petali sfrangiati, in Valle d’Aosta esclusivo di questo vallone.

L‘Associazione Augusta, animata dall’infaticabile Michele Musso, pubblica una rivista annuale che tratta temi legati al territorio e alle tradizioni di Issime ma anche, più in generale, della storia e della cultura alpina. La rivista Augusta è disponibile online. Diversi articoli sono dedicati al vallone di San Grato.